Vincere è difficile, ma confermarsi lo è ancora di più. Lo sa bene Gianmarco Tamberi. L’oro olimpico conquistato in cielo in quella magica notte di Tokyo gli ha svoltato la carriera, ripagandolo da quel maledetto infortunio che gli impedì la partecipazione ai Giochi di Rio 2016. Ma ora, appunto, bisogna confermarsi, e uno come lui non può sentirsi appagato.

Gimbo è rimasto “coi piedi per terra”, e sembra strano a dirsi per un altista.

Trent’anni compiuti lo scorso 1° giugno, atletismo fuori dell’ordinario, è la sua dodicesima stagione in pedana ma di correre e librarsi nell’aria non ne ha mai abbastanza. La voglia di rimettersi in gioco è tanta quanto la fame di tornare a vincere in vista di un’estate impegnativa che, passando per il Golden Gala di Roma, lo porterà con consapevolezza e nuovi stimoli all’appuntamento più atteso dell’anno: i mondiali di atletica leggera di Eugene, in Oregon.

Da sempre grande appassionato di basket, sport praticato fino all’età di 17 anni, il suo 2022 è iniziato sul parquet del Rocket Mortgage FieldHousein di Cleveland in occasione dell’NBA All-Star Celebrity Game, che lo ha visto nei panni di schiacciatore d’eccezione alla partita delle celebrità, tradizionale appuntamento di contorno alla sfida delle stelle dei vari James Harden, Kevin Durant e Lebron James:

Una delle esperienze più belle della mia vita – spiega Tamberi - qualcosa di incredibilmente emozionante. È uno dei sogni che avevo da piccolo che si realizza, anzi forse IL sogno: entrare in quel campo, giocare con ex cestisti Nba, conoscere quelli attuali, e poi guardare da cinque metri l’All-Star Game… un’esperienza pazzesca”.

Il tempo di rientrare in Italia e preparare il debutto in pedana, timbrato subito col bronzo iridato indoor a Belgrado, per poi immergersi in un calendario fitto di impegni: due tappe nel circuito della Diamond League (Doha e Birmingham), prima uscita tricolore a Trieste nel Meeting Internazionale Jack Benvenuti, quindi il Golden Spike di Ostrava festeggiato con l’oro, il Golden Gala di Roma e, appunto, i campionati del mondo in USA:

"I mondiali sono senza dubbio l'obiettivo più grande, forse l’unico dell’anno, un chiodo fisso. E’ l’ultima gara importante che mi manca da vincere, sarebbe il modo di chiudere un cerchio. Sono fiducioso. Un eventuale secondo posto? Non sarebbe così divertente”.

A Tokyo andò in scena un finale appassionante, con Tamberi e Barshim appaiati in testa fino all’ultimo. Quindi la decisione di chiedere ai giudici la possibilità di avere due ori. Il resto è storia. Sembra la sceneggiatura di un film:

"La scelta di condividere l'oro con Mutaz è stata forse la più bella della mia vita, una cosa incredibile, che ancora ricordiamo e che ricorderanno tutti. È un amico, una persona per cui ho un rispetto infinito. Lo considero il saltatore in alto più forte di tutti i tempi. Siamo molto legati, ci sentiamo spesso al telefono e ci siamo anche allenati insieme. Ma adesso basta con gli ex aequo”.

Per presentarsi nelle migliori condizioni atletiche all’appuntamento clou dell’anno c’è bisogno di allenamenti intensi e soprattutto di una dieta rigorosa, importante per ogni atleta e fondamentale per chi deve sollevarsi da terra:

“C’è la consapevolezza della costruzione di un percorso per arrivare ai mondiali nella forma giusta. Il mio sport esige una dieta ferrea nove mesi all’anno, un saltatore in alto deve essere molto leggero per superare la gravità. A Tokyo ero una foglia. Per i mondiali calerò a 76 kg.”

La dieta di Tamberi dura circa 300 giorni all’anno. Mai a fine stagione, mediamente da metà settembre a metà ottobre:

“La dieta è in assoluto la cosa più pesante della mia vita di sportivo, non c’è intensità di un allenamento o difficoltà di una gara che tenga. Adoro mangiare, peccato che non possa farlo sempre. Me ne faccio una ragione, diciamo che mi scateno nei mesi in cui non sono a dieta. Non esiste un alimento che non mi piace, provo sempre di tutto, mi piace viaggiare e scoprire nuove culture, fare nuove esperienze culinarie. Anche se il mio piatto preferito restano le lasagne di nonna”.

Insieme alle condizioni atletiche c’è poi l’aspetto mentale. Gimbo deve ritrovare le giuste motivazioni alle gare dopo il successo di Tokyo:

"C'è la voglia di rimettersi in gioco. Ed è tanta, perché dopo l'oro olimpico è subentrata la paura che potesse sopraggiungere quell'appagamento tipico di chi ottiene un risultato così importante. Soprattutto nel mio caso, perché salire sul gradino più alto del podio a Tokyo è stato il coronamento di una lunga rincorsa personale, volta a riprendermi quello che a Rio mi era stato tolto dall'infortunio. Il gambaletto? Ci ho attorcigliato attorno la mia medaglia d'oro. A ricordo che sacrificio e successo vanno sempre insieme. Quella è la mia storia, non va separata".

Spesso le troppe difficoltà di portano a dire basta:

“Sono uno che non si accontenta, e mi è rimasta la voglia di dimostrare che non ci sono limiti. La tentazione di dire basta c'è stata. Ti dici: ho sofferto tanto, non sono così sicuro di avere ancora quella voglia. Ho penato per la dieta, per i dolori, per le insicurezze, perché se hai un padre allenatore i tuoi rapporti sono sempre un po' squilibrati, anche perché passi più tempo con lui che con la tua fidanzata. Il rapporto che ho con lui non è semplice, ci sono alti e bassi, nel tempo abbiamo imparato a trovare un equilibrio. Ma abbiamo sempre avuto in testa gli stessi obiettivi”.

Dopo un oro alle Olimpiadi non è cambiato il suo modo di approcciare al lavoro:

"Quell'essere scontento, insoddisfatto dopo una prestazione deludente ma anche dopo un allenamento che non ha dato i frutti sperati, è una parte di me che non è scomparsa. Ma è un aspetto del carattere che mi ha aiutato ad essere ancora più esigente, nella quotidianità delle sedute così come in gara. Le difficoltà esistono sempre: è prenderle di petto che aiuta a superarle".

Nei pensieri di ogni atleta c’è sempre quello di riuscire a battere il record del Mondo:

"Pretenzioso credere che possa a breve essere battuto: resiste da anni e anni, in tanti hanno faticato solo ad avvicinarlo. C'è il progetto di osservarlo da distanza sempre più ravvicinata, questo sì". 

A settembre Gimbo staccherà la spina. A tavola, ma non solo. Per lui è infatti arrivato il momento di una famiglia tutta sua e proprio a settembre sposerà la sua Chiara, con cui è fidanzato da dodici anni:

“Ho dovuto aspettare prima di vincere i Giochi, anche lei sapeva quanto questa cosa fosse importante, quanto avessi investito personalmente a livello di vita. Sposarsi prima avrebbe tolto importanza al matrimonio, e non sarebbe stato nemmeno coerente con quello che era stato il mio viaggio verso l’Olimpiade”.

 

di Gianluca Meola