Il nostro assetto ormonale è una macchina perfetta ma fisiologicamente, negli anni, la progressione è verso la perdita dei suoi meccanismi di autoregolazione.

Conosciamo i due grandi mondi che riguardano l’assetto ormonale della donna e dell’uomo ed essi riguardano:

  • la menopausa;
  • l’andropausa.

Intorno ai 50 anni, le ovaie delle donne iniziano a produrre quantità decrescenti di estrogeni e progesterone; la ghiandola pituitaria cerca di compensare producendo più ormone follicolo stimolante (FSH).

Mentre la menopausa è normale e capita a tutte le donne, alcuni dei sintomi possono essere irritanti o addirittura pericolosi. I sintomi potrebbero includere quanto segue:

  • vampate di calore;
  • secchezza vaginale e atrofia che portano a rapporti dolorosi;
  • diminuzione della libido;
  • insonnia;
  • irritabilità/depressione;
  • osteoporosi (che può aumentare la probabilità di fratture ossee).

L’andropausa non è esattamente una "menopausa maschile", anzitutto non capita a tutti gli uomini, ma circa il 30-50% degli uomini over 50 sperimenterà andropausa, un calo significativo della produzione di testosterone.

I sintomi potrebbero includere quanto segue:

  • diminuzione della massa muscolare e della forza complessiva;
  • diminuzione della densità minerale ossea e un corrispondente aumento del rischio di osteoporosi;
  • bassa libido e disfunzione erettile;
  • diminuzione dell'energia e depressione;
  • decadimento cognitivo.

Per un atleta, perdere il livello di efficienza e performance pur in un continuum di seri e faticosi allenamenti è veramente cosa frustrante. Se a questo associamo lo scadere della performance sessuale e cognitiva, il rischio di una caduta di autostima è dietro l’angolo.

Ritengo quindi un giusto comportamento quello di anticipare gli eventi iniziando ad eseguire gli esami ormonali di controllo ed interpretarli insieme al proprio andrologo/ginecologo di fiducia. Chiaramente anche da parte del medico deve esserci una mentalità e preparazione pro slow aging.

Avremo modo nelle prossime pubblicazioni di sviluppare la conoscenza di tutti gli aspetti endocrini della nostra “macchina”, dagli ormoni steroidei, agli ormoni tiroidei e neurosteroidi.

Per il momento consideriamo anche la presenza di un nemico soppressivo molto importante: il cortisolo.

Molecola utile, anzi indispensabile, tanto da essere l’unico ormone che non diminuisce durante la ormonosenescenza, ma tanto dannoso quando in eccesso. E penso che il binomio “stress/cortisolo alto” sia da tutti noi conosciuto. Ma anche su questo avremmo modo di confrontarci.

L’allenamento di per sé migliora in nostro setting ormonale (GH , cortisolo, testosterone, serotonina ) ma non può da solo contrastare la ormonosenescenza.

Per quanto riguarda le influenze dell’allenamento sul sistema ormonale sappiamo che i cambiamenti nella concentrazione plasmatica di alcuni ormoni si verificano all'inizio dell'esercizio, apparentemente a causa di una stimolazione neuronale, mentre altri, essendo dipendenti dall'ipofisi, richiedono una stimolazione ormonale.

Inoltre, sebbene sia possibile osservare i cambiamenti nelle concentrazioni plasmatiche degli ormoni, il meccanismo con cui ciò si ottiene non è sempre ancora ben compreso.

Sia l'intensità che la durata dell'esercizio possono essere importanti per avviare o mantenere la risposta ormonale. Impulsi dai muscoli che lavorano o dai centri motori, attraverso il sistema nervoso centrale, modificano la risposta delle ghiandole del sistema endocrino direttamente tramite gli ormoni ipofisari o indirettamente tramite il sistema simpatico surrenale.

La risposta iniziale all'inizio dell'esercizio è il potenziamento dell'attività simpatico-surrenale e la secrezione degli ormoni ipofisari, che si traducono in una riduzione della concentrazione plasmatica di insulina e in un aumento di quella di quasi tutti gli altri ormoni.

A causa di questo cambiamento nell'equilibrio ormonale, si verifica una modificazione del metabolismo dei trigliceridi intra ed extramuscolari e del glicogeno come combustibili per l'esercizio muscolare.

La variazione nella mobilitazione di una fonte di combustibile può ben influenzare la sua combustione. Quando l'esercizio è prolungato, la risposta ormonale è influenzata da fattori aggiuntivi come temperatura, disponibilità di glucosio, tensione di ossigeno, e variazioni del volume plasmatico.

L'effetto dell'allenamento sulle risposte ormonali è generalmente un miglioramento che riflette una maggiore efficienza del metabolismo energetico muscolare come risultato del processo di allenamento.

Con la promessa che dedicheremo articoli alle modificazioni ormonali durante l’allenamento, cerchiamo adesso di capire quale deve essere il giusto atteggiamento conservativo per far sì che il meccanismo su descritto si mantenga performante e quale deve essere un giusto approccio antiaging.

Sicuramente un primo e fondamentale passo è una modificazione e adeguamento del proprio allenamento che dovrà intelligentemente regolare il nostro asse endocrino. Ma alla base, indiscutibilmente, dobbiamo considerare il giusto supporto nutraceutico.

Un altro percorso da affrontare è quello della terapia ormonale antiaging. Oggigiorno abbiamo a disposizione numerose armi stimolatorie e sostitutive. Grosso spazio terapeutico merita la terapia con ormoni bioidentici (sicuramente uno dei prossimi articoli approfondirà questo tema), una terapia non farmacologica ma una vera e propria modulazione ormonale applicabile nella donna e nell’uomo. Terapia modulatoria che permette di integrare e modulare il nostro asse in tutto il pannello degli ormoni steroidei dal pregnenolone all’estriolo passando per il testosterone.

Insomma, la ormonosenescenza esiste, ma allenamento, nutraceutica e terapia sostitutiva bioidentica sono un’arma anti aging, slow aging, reverse aging e, se adeguatamente utilizzate, consentono una migliore qualità della vita anche col passare degli anni.

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